La Fede nel Veleno
La scoperta della malattia getta Marcella e Rade nella più cupa delle angosce. Come sempre accade in questi casi, inizia un calvario fatto di visite, attese, terapie, esami e referti. Speranza e disperazione si alternano con assiduità, mentre la medicina ufficiale abbranca il nuovo paziente e lo trascina in un mondo parallelo in cui chemioterapia e radioterapia sono le uniche cose a cui Marcella si può aggrappare. Rade ha continuato a scrivere la storia della malattia di Marcella – la sua compagna – da quando lei non è stata più in grado di farlo, a causa degli “effetti collaterali” delle terapie. Una storia a tratti straziante che, alla fine, lascia una strana sensazione addosso al lettore. Più che una sensazione, un dubbio: che forse quelle cure, tanto invasive e devastanti, non abbiano fatto il loro dovere. Anzi, forse abbiano contribuito a debilitare fatalmente il fisico di Marcella e a decretarne la fine. Un dubbio sagace, a tratti martellante, che ci porta a scoprire che accanto alla medicina cosiddetta “ufficiale” con il suo approccio militaresco nella cura, facendo “la guerra al cancro”, esistono altre medicine che suggeriscono strade completamente diverse di fronte all’insorgenza di un tumore. Forse l’essere umano è qualcosa di più che un semplice corpo da curare. È cuore, mente e amore. Marcella lo aveva intuito, ma la paura di finire troppo presto i propri giorni è stata più forte. Più forte di ogni tentazione di scardinare la fede nella medicina scientifica e nelle sue cure.